lunedì 23 aprile 2018

Sara al tramonto. M. de Giovanni


Sara  al tramonto è un libro oserei dire imbarazzante. L'inizio di questo commento non va per il sottile ma la lettura di questo romanzo (per fortuna breve) è stata un'agonia dall'inizio alla fine per tutta una serie di motivi a partire dalle descrizioni.
La trama è presto detta, abbiamo Sara che è una sorta di spia "de noantri" in pensione anticipata, che soffre terribilmente per la perdita del grande amore della sua vita, per seguire il quale ha abbandonato un marito ma, soprattutto, suo figlio, un bambino! così di punto in bianco, per la serie "al cuor non si comanda" manco avesse 14 anni e fosse come disubbidire a mamma e papà sull'orario di rientro. Ma tant'è, lo molla e noi dovremmo provare, credo, empatia. Io personalmente ho provato solo un fortissimo istinto omicida.
In pensione dicevamo, ma una sua ex collega (ora tecnicamente un capo) la richiama per un indagine non ufficiale perché pare esserci una bimba in pericolo (brava, l'istinto materno è sviluppatissimo in Sara). Un anziano e tipicamente bastardo uomo d'affari pare essere stato ucciso dalla figlia in preda a una crisi data dalla droga. Ora la ragazza è in galera ma l'ispettore che aveva condotto le indagini è andato a parlarci e lei ha detto che SENTE che la figlia è in pericolo perché l'ha vista magra e triste. (mamma in galera, nonno morto, cambio casa con gli zii... Strano eh che sia magra e triste), comunque l'indagine parte.
Affiancano Sara: questo ispettore e Viola, la moglie del figlio abbandonato (e pure morto nel frattempo) e, per accrescere il pathos, anche incinta. (ché ora a Sara ovviamente arriverà l'istinto "nonnifero " visto che quello materno era andato giù per il cesso) .
Non sto a dilungarmi sulla trama, casomai qualche masochista volesse avvicinarsi al romanzo! E se anche la trama fa acqua da tutte le parti e il finale è buttato là a caso, in 10 secondi e basato su tanta fortuna, tante cose non spiegate e una confessione piovuto dal cielo, non è nemmeno il peggio del libro.
È scritto male.
È ripetitivo.
Non è curato.
Tutte cose che secondo me sono una mancanza di rispetto per il lettore che spende soldi e tempo per leggere la tua storia.
Esempi ne abbiamo a carrettate. Sara e Teresa (il capo) si chiamano Mora e Bionda. Giuro. Come le veline, come due sciacquette dei siparietti anni '80 del drive in. Nomignoli migliori non ce n'erano?!?
Parlano in codice come ogni spia che si rispetti ed ecco che spuntano i criptici sms: "caffè?" e si trovano in pizzeria, "pizza?" e vanno a bere il caffè. GIURO!
Ci sono tutti i cliché : cassaforte dietro al quadro, armadio segreto con documenti segretissimi, tizio con cane grande che viene trainato, ragazza incinta che si rivela una spia coi controfiocchi, il capo bellissima donna di mezza età che si porta a letto i toy boy.
E la scrittura... Santa pace, la scrittura! Descrizioni che hanno miliardi di aggettivi che servono ad allungare il brodo e a rendere ridondante in tutto, la parola invisibile sarà ripetuta 4 volte per pagina così come i capelli grigi. Ripetizioni a oltranza, evidentemente non esistono sinonimi, ma soprattutto non esiste molto altro da dire se non ribadire quanto Sara sia grigia (ma bella eh se guardi bene) e invisibile, che è lì di fronte a te ma non la vedi finché lei non  decide di farsi vedere (no, non fa buh come i bimbi, questo ce lo risparmia).
Un libro brutto, scritto con noncuranza, con una trama inconsistente e una protagonista antipatica.
Non è un giallo, non è un libro d'amore. Non ho capito cosa sia, cosa l'autore intendesse, ma è uscita una cosa imbarazzante.
Ho amato Il metodo del coccodrillo di De Giovanni, molto. Ma erano altri tempi e altri modi di scrivere.
Io e questo autore abbiamo definitivamente chiuso. Mi resta solo la curiosità di capire i pregi ma le recensioni lette online si limitano a dire "che bello. Che meraviglia. Bellissimo" quasi che fossero commenti buttati li solo perché si è fan dell'autore, perché di spiegazioni a dimostrazione della bellezza non ne ho lette e, sinceramente, mi pare ovvio dato che di lati positivi, il libro, non ne ha manco mezzo.

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