venerdì 29 novembre 2013

Ne con te, ne senza di te - storia di una passione, P. Calvetti

Ogni tanto, magari dopo diversi anni, mi ritorna in mente la Calvetti. All'inizio i suoi romanzi non mi prendono mai immediatamente ma proseguendo con la lettura mi trovo sempre più invischiata, circondata dalle sue parole e irretita. Perchè la signora Calvetti è indubbiamente brava a scrivere (non per nulla è una giornalista importante!) e questo, specialmente al primo approccio con i suoi scritti, lascia l'impressione che siano esercizi di stile, una sorta di autoompiacimento letterario. In realtà invece la storia c'è sempre e riesce sempre (almeno per quanto mi è dato sapere dai suoi libri letti) a coinvolgerti.
Ne con te ne senza di te è un noir, prende avvio dall'omicidio-suicidio di una coppia della Milano letteraria, Vera Solari, 54enne scrittrice uccide con un colpo di pistola il suo fidanzato Nicola, avvocato 41enne. Non c'è dubbio che le cose siano esattamente così, ovvero che lei abbia ucciso lui e poi si sia sparata il problema è il perchè. Coppia affiatata, invidiata, ricca e bellissima che stava assieme ormai da 7 anni. Un classico fulmine a ciel sereno perchè davvero nessuno se lo sarebbe mai aspettato, nemmeno Francesco, copy gay amico del cuore prima di Nicola e poi anche di Vera.
La storia è narrata attraverso le parole di Francesco, alternate a quelle di Vera che ci descrive pian piano la sua vita, le sue emozioni, il suo rapporto con quest'uomo meraviglioso, giunto quando non ci sperava ormai più a darle le gioie del vero amore. Sparsi qua e la ci sono gli spezzoni anche dell'ultimo romanzo, anzi racconto che Vera stava scrivendo, la storia di una ragazzina che sapeva non sarebbe questa volta diventato un best seller ma a cui teneva particolarmente.
La Calvetti in ogni romanzo parla molto di sensazioni, sentimenti, è molto introspettiva e non perde occasione di far capire quanto ami la musica classica e le letteratura, anche qui infatti la storia è inframezzata da brani classici, a contorno e completamento della vita dei personaggi. Vera è come quasi tutte le altre sue protagoniste femminili, bella ma discreta, elegantissima, amante del bello, della francia, del dettaglio curato e tutto questo suo amore permea le pagine del libro e ti trasporta nell'appartamento milanese o nel casale ristrutturato ad arte nella campagna provenzale.
Eppure c'è un omicidio, improvviso, brutale e apparentemente senza movente. E noi giriamo le pagine lasciandoci incantare dalle parole eleganti della Calvetti, sentendo quasi Brahms e Rachmaninov in sottofondo e ci continuiamo a chiedere "perchè Vera? perchè hai distrutto tutto?"

Ne con te ne senza di te, Paola Calvetti
ed. Bompiani
2005
pag. 217
euro 8,90


giovedì 28 novembre 2013

Incubo a seimila metri, R. Matheson

Io che teoricamente detesto i racconti, sembra che in questo periodo in realtà non legga altro! Infatti anche questo libro è una raccolta di racconti del maestro del brivido Richard Matheson.
Questi i racconti contenuti nel volume:

  1. Incubo a seimila metri
  2. Il vestito di seta bianca
  3. Figlio di sangue
  4. Dai canali
  5. Guerra di streghe
  6. La casa impazzita
  7. Eliminazione lenta
  8. La legione dei cospiratori
  9. Una chiamata da lontano
  10. Paglia umida
  11. La danza dei morti
  12. I figli di Noè
  13. L'uomo dei giorni di festa
  14. Grilli
  15. Primo anniversario
  16. La preda

Una voce ai confini della realtà - intervista di Luca Crovi e Sebastiano Pezzani

Se raccontassi ogni singolo racconto andrei forse a rovinarne la lettura perché sono talmente brevi e si fanno leggere così voracemente che l'unico consiglio che posso dare è: prendete questo libro!
Matheson è un genio nelle descrizioni delle follie latenti, della paure che si insinuano, strisciano subdole e creano il botto finale! In questa raccolta c'è mistero, paura, pazzia, vampiri, zombie, morte, incubi comuni che diventano realtà, ossessioni. E tu rimani ogni volta stupito, raggelato e con quella lieve sensazione di inquietudine che al momento tendi ad ignorare con un sorriso di sufficienza ma che poi, svegliandoti improvvisamente nel cuore della notte magari per un rumore che senti da sempre, ti si insinua sotto pelle e ti fa tirare un po' più su la coperta per avvolgertici dentro al caldo e al sicuro, ben sapendo però che le cose da temere veramente non sono cose reali ma sono la follia improvvisa, l'irrazionale e l'impossibile che invece si rivelano assolutamente possibili e distruggono in una frazione di secondo tutte quelle che erano le tue certezze.
Praticamente tutti i racconti meritano anche se qualcuno com'è ovvio mi è piaciuto più di un altro, ma dipende da noi, da quelle che sono le nostre segrete e profonde angosce che ci fanno reagire alla storia raccontata in modo personale. Certe storie possono sembrare assolutamente inverosimili eppure non si può non apprezzare la genialità dell'autore che comunque il dubbio lo insinua.
Il racconto che da il titolo al libro è diventato anche una tra le puntate più amate di sempre della serie tv cult "Ai confini della realtà" di fine anni '50 e anni '60 di cui Matheson (assieme a Ray Bradbury mica fuffa!!) è stato sceneggiatore.
Al termine del libro c'è una spettacolare intervista fatta da Crovi per la serie di Radiodue "Tutti i colori del giallo" nel 2003 e già solo questa sarebbe valsa tutto il libro! Matheson si racconta e ci racconta della sua passione per la scrittura, di come pensa di avere influenzato gli scrittori a lui successivi (esempio Stephen King), ho scoperto che da Io sono Helen Driscoll è stato tratto il film Echi mortali (che so di aver visto secoli fa e che devo rivedere abbinato al libro che all'epoca ancora non avevo letto), racconta di tutte le sceneggiature fatte, dell'incontro con Hitchcock (durato dieci secondi!), ho scoperto con meraviglia che è l'autore del libro (io però ho visto solo il film che ne è stato tratto) Al di la dei sogni, che di horror non ha proprio nulla ma che è invece una bellissima storia d'amore, e oltre a queste cose ne dice moltissime altre di interessanti e affascinanti ma ora la pianto che dovete leggervi il libro!!!!

Una cosa mi ha fatto sorridere: la sua opinione su Lovecraft "Lovecraft è stato un ottimo scrittore ma a me non è mai piaciuto particolarmente. Una sua caratteristica costante è la scelta di parlare per un'ottantina di pagine di un event talmente orribile da non riuscire a descriverlo, per poi descriverlo dettagliatamente all'ottantunesima pagina!!!" 

Ottima lettura!


lunedì 25 novembre 2013

Il nostro comune amico, Dickens - novembre 2013, 7 mese di lettura - capitolo VI

Capitolo VI della 2 parte: UN ENIGMA SENZA RISPOSTA

Di nuovo alle prese con gli avvocati Mortimer Lightwood e Eugenio Wrayburn. I nostri due legulei stanno fumando sigari nel loro nuovo ufficio. Lightwood cerca di capire cosa sia accaduto al suo amico Wrayburn, il quale sembra essere sempre distratto, pensieroso e che nemmeno durante le loro vacanze era stato di compagnia. Naturalmente non gli viene fornita alcuna risposta ma ecco che arriva a sorpresa la soluzione del mistero. Carletto Hexam e il suo maestro pallaalpiede Headstone si presentano in ufficio e il giovane ragazzo se ne esce con una sfuriata arrogante e demenziale nei confronti di Wrayburn, intimandogli di non frequentare Lisetta, la sorella, di smetterla di interessarsi alla sua istruzione e di pagargliela pure. che solo lui e il pallaalpiede di maestro lo possono fare e bla bla bla che altrimenti se la dovrà vedere con lui. Dopodiché il maestro chiede a Carletto l'isterico di attenderlo fuori e finisce la ramanzina demenziale allìavvocato che dal canto suo reagisce con il suo solito atteggiamento assolutamente menefreghista.
Lightwood capisce allora che il suo amico e collega altro non ha che interessi amorosi e gli chiede se ha interessi seri e di fare le cose per bene per una volta ma il nostro Eugenio risponde svagato che "non sa, non capisce, non vuole chiedersi nulla".

Ora io questi li detesto tutti dal primo all'ultimo, è un capitolo con dei personaggi che butterei nel fuoco tutti allegramente insieme. I due avvocati a volte mi fanno sorridere ma in generale mi annoiano e mi irritano.
Carlo Hexam è un cretinetti che "é montato in scagno" come si dice da me in veneto (e per educazione non termino tutto il proverbio veneto!!) e il suo maestro è un poveraccio con la coda di paglia che per quanto abbia studiato mai si affrancherà dalla sua mentalità di reietto della società, non riesce a pensare ad altro che al fatto di essere comunque attaccato per le sue origini di cui però nessuno conosce una beneamata...
Vabbeh staremo a vedere cosa combineranno e sono curiosa di capire a chi Lisetta Hexam concederà le sue grazie visto che sembra far girare la testa a tutti (ora poi c'è pure l'affascinante Fledgeby!!).

Dickens in ogni capitolo da sfoggio senza mai perdere un colpo, della solità acidità e resta magistrale nella definizione del carattere delle persone attraverso i dialoghi. Chapeau.

"Ah anch'io intendo pagarlo, - replicò Eugenio - ma è un'intenzione come tante altre belle intenzioni..."
"cioè?" - Mortimer
"Ho tanta intenzione, ma non ho che l'intenzione e niente altro, mio caro Mortimer."
E già con queste 3 frasi abbiamo lampante il carattere di Wrayburn!

"Che curiosa mania - disse Eugenio - quell'uomo sembra credere che tutti abbiano conosciuto sua madre" ( a proposito del maestro Bradley Headstone


giovedì 21 novembre 2013

Il respiro della cenere, J-C Grangé

Un po' presa per i fondelli mi ci sono sentita quando sono arrivata alla fine di questo romanzo.
Grangé scrive benissimo e indubbiamente ti tiene incollato alle pagine.
La storia comincia coi soliti cadaveri a pezzi (lo smembramento è proprio una passione per l'autore!!) e per Parigi si aggira questo serial killer, detto l'Ostetrico, che ammazza donne e fine gravidanza e brucia i feti.
Beh intrigante, anche se truculento, con un comandante di polizia, Passan, irrequieto e affascinante... bene, tu leggi, leggi, leggi e a circa metà cosa accade? che comunque l'assassino è effettivamente chi Passan sospettava e viene catturato.
E le altre 200 e passa pagine del libro? Salta fuori che l'altro mistero che correva parallelo a questo, ovvero delle intrusioni con annessi di sangue&co. a casa del nostro comandante non c'entravano nulla con questo serial killer e Grangé di sbatte in faccia un'altra storia che con la prima non c'entra una beata mazza e corre velocissimo verso un finale francamente deludente.
Che dire, il libro sembra composto da due storie distinte che avrebbero avuto ciascuna il potenziale per essere un libro a se invece per chissà quale motivo l'autore le mischia così. La parte dell'ostetrico viene conclusa in modo approssimativo. Tutti noi capiamo le motivazioni che l'hanno portato ad essere un folle assassino malato ma ci sarebbe stato meglio un approfondimento diverso, una caratterizzazione in più.
La seconda parte con i vari omicidi che coinvolgono Passan e la sua famiglia sembrano davvero buttati la a caso. O meglio, hanno un senso perchè il contesto c'è, la situazione famigliare pure ma il senso di coesione manca totalmente e in ogni caso anche il finale di questo mistero è buttato la. Prima ti intriga con la cultura giapponese, ti ficca in mezzo personaggi potenzialmente interessanti e ben complicati e alla fine? Puf! finisce tutto senza dipanare nessun mistero. I personaggi troppo spesso agiscono da folli insensati e in alcune parti è decisamente troppo poco verosimile.

In conclusione, il libro mi è anche piaciuto, l'ho quasi divorato perché le storie c'erano ma ne sono rimasta delusa per gli sviluppi insulsi e raffazzonati sebbene Grangé si faccia leggere sempre con enorme goduria!



Il respiro della cenere, J.C. Grangé
Garzanti, 2013
pag. 437
18,60 euro

martedì 19 novembre 2013

Il nostro comune amico, Dickens - novembre 2013, 7 mese di lettura - capitolo V

Capitolo V della seconda parte: "Entra in scena mercurio"

E in questo capitolo abbiamo la conferma che "l'affascinante Fledgeby" è un altro (l'ennesimo) losco figuro del romanzo. Lo ritroviamo nella sua dimora, a pranzo con il viscido Lammle e qui Dickens ben delinea la pochezza dei due personaggi che tra una fanfaronata e l'altra fanno a gara per chi si riveli essere il più codardo e il più idiota (direi che sono a parimerito per quanto mi riguarda) anche se alla fine uno sguardo fa capire a Lammle che poteva osare e riguadagnare potere su Fledgeby che infatti alle alzate di tono del compare di malaffare, abbassa subito toni e capo.Capiamo anche che è Fledgeby ad avere qualcosa in mano su Lammle (notoriamente famoso per avere vizio del gioco e di tutte quelle attività a bassa onestà!!). Fledgeby proviene da una famiglia di strozzini, con una madre che pensava poco a lui e un patrigno che lo faceva ancora meno. Provvidenza vuole che il nostro affascinante resti solo presto e venga su in totale autonomia. Andando avanti con la lettura lo ritroviamo che va a visitare un negozio di un ebreo. Capiamo subito che il negozio è in realtà di Fledgeby e che questi ha ben pensato di continuare la strada di famiglia praticando usura.
Il vecchio ebreo, Riah; che lo gestisce dal canto suo ritarda ad aprirgli la porta perchè impegnato...con chi? ma con Lisetta Hexam! e l'uccellino, la sartina di bambole un po' folle che sono da lui per imparare (si ricorderà infatti che Lisetta era stata spronata a studiare per se stessa e per non far sfigurare il fratellino). Insomma un bel casino detto in soldoni! Vediamo se anche Fledgeby si unirà alla schiera di ammiratori della fanciulla (già dice che è graziosa quindi....).


"La famiglia della madre di Fledgeby era già molto offesa con lei per la sua povertà, e ruppe ogni rapporto con lei quand'ella diventò relativamente ricca. La famiglia della madre di Fledgeby era la famiglia Snigsworth. Anzi, la madre di Fledgeby aveva l'alto onore di esser cugina di Lord Snigsworth, cugina in modo così remoto, che il nobile conte non avrebbe esitato ad allontanarla ancora un po' di più e a buttarla completamente fuori dalla cuginanza; ma insomma era sua cugina".
Come non adorare però Dickens?

"Fledgeby con la sua giovinezza contrastava molto, ma non a suo vantaggio, con la vecchiaia dell'ebreo, che stava in piedi con la testa nuda chinata, e gli occhi al suolo: solo quando parlava li alzava. La stoffa del suo abito era lisa e logora e dello stesso color ruggine del cappello appeso all'ingresso, ma, per quanto l'aspetto fosse povero, non era vile. Mentre quello di Fledgeby, invece, per quanto non fosse povero, era vile."
Insomma, è piuttosto chiaro cosa pensa Dickens no?






lunedì 18 novembre 2013

Demoni amanti, S. Jackson


Una serie di racconti brevissimi che ti lasciano di volta in volta perplessa, irritata, basita, spaventata, inquieta o infastidita.
Piccoli affreschi di vita di tutti i giorni, con persone assolutamente comuni che apparentemente agiscono in maniera banale e che nel finale ti lasciano li, a bocca aperta a chiederti "e quindi?". La Jackson è maestra dell'horror (non per niente King la adora!!) ma soprattutto è una maestra delle parole. In moltissimi l'hanno definita perfetta, scriveva e non sbagliava una parola, una virgola, un paragrafo, nulla, tutto assolutamente impeccabile.
Il suo racconto, contenuto in questa antologia "La lotteria" suscitò uno scalpore all'epoca mai visto! e fu addirittura bandito in Sud Africa e solo per questo il libro merita di essere preso in considerazione.
Il resto dei racconti però non mi ha affatto convinta pur riconoscendo la maestria nelle descrizioni brevi e puntuali della nostra Shirley!
Ci sono alcuni racconti che davvero ti lasciano perplessa e non capisci dove volesse andare a parare. Altri invece sono una chiarissima e velenosa denuncia dell'ipocrisia dell'epoca, altri ancora sembrano destreggiarsi tra i sottili fili della follia e non capisci cosa sia immaginazione e cosa sia la realtà.
Incertezza, realtà, angoscia il tutto intrecciato a generare caos e inquietudine.
In sostanza non è un libro che consiglierei a chi non ha mai letto nulla di questa autrice, credo possa leggerlo più o meno volentieri chi già conosca e apprezzi la Jackson per la sua prosa e per la sua particolarità assoluta.

Questi i racconti contenuti nel volume:
  1. L'ubriaco
  2. Le diable amoureux
  3. Come faceva la mamma
  4. Giudizio per ordalia
  5. Greenwich Village
  6. La mia vita da Macy
  7. La strega
  8. Il rinnegato
  9. Dopo di te, mio caro Alphonse
  10. Charles
  11. Pomeriggio tra i lini
  12. Il bel giardino fiorito
  13. Dorothy, la nonna e i marinai
  14. A colloquio
  15. Elizabeth
  16. Una ditta solida, antica
  17. Il pupazzo
  18. Sette tipi di ambiguità
  19. Danza con me in Irlanda
  20. Naturalmente
  21. Come una statua di sale
  22. Uomini con gli scarponi
  23. Il dente
  24. Una lettera di Jimmy
  25. La lotteria

martedì 12 novembre 2013

Il nostro comune amico, Dickens - novembre 2013, 7 mese di lettura - capitolo IV

Finora ho vissuto di rendita sfruttando le sempre puntuali e precise recensioni de L'amaca di Euterpe ma ora devo mettermi a fare meno la lavativa!!
Oltre che da Sara nella sua Amaca, potete trovare i commenti alle parti già lette qui.
"Mr. and Mrs. Alfred Lammle" by Sol Eytinge, Jr. 1870.
Credits: victorianweb.org

Siamo alla parte II, capitolo IV "Entra in scena cupido"
Ritroviamo la splendida e gioiosa coppia de I Lammle (che francamente mi ero pure scordata!!) che pronti a vendicarsi stanno cercando di irretire la figlia dei Podsnap, tale GeorgianaCara (sì perché sono incapaci di chiamarla senza un bell'aggettivo a seguire! 'na noia!) dato che sembrano sapere che la nostra ragazzetta abbia possibilità finanziarie proprie di cui disporre. Georgiana dal canto suo è sveglia come come il buon Pippo di Topolino e prenderla in giro è decisamente come sparare sulla croce rossa ma questo è ciò che fa Dickens! In questo capitolo i Lammle le presentano Fledgeby, altro personaggio con carisma e parlantina pari a quella di un cadavere (e non mi riferisco ai non morti della Rice o della Hamilton purtroppo!!) che loro simpaticamente (!!) chiamano "l'affascinante Fledgeby" e come primo appuntamento, dopo una cena a dir poco surreale (e noiosa naturalmente) vanno tutti e quattro a vedersi un'opera a teatro.
Seppur trovo a volte soporifera la storia anzi, più esattamento lo svolgimento perchè in realtà la storia mi intriga un bel po', non posso non adorare Dickens che spara a mitraglia contro praticamente tutti! L'idea di far parlare le due amebe attraverso i Lammle è surreale e comica e fa capire non bene, benissimo, con che razza di persone abbiamo a che fare!! Non è semplice ironia bensì acidità pura! L'ipocrisia, la falsità, la vanità regnano sovrane in questo capitolo eppure non si riesce a provare compassione per Georgiana. Per quanto riguarda Fledgeby invece ho la sensazione che ci rivelerà delle sorprese! I Lammle sono troppo idioti per venir fuori con un piano che possa davvero portare a qualcosa secondo me!
Il capitolo è piuttosto breve, restiamo col fiato sospeso in attesa di vedere come proseguirà la faccenda!

venerdì 8 novembre 2013

Intervista col Vampiro - 3 parte

Claudia, Louis e Lestat nel film
Terzo e ultimo post su questo libro. Su questo bellissimo libro (checché ne dica la nostra M.Eloisa!).
Abbiamo accompagnato Louis nella sua trasformazione da umano a vampiro, nel suo modificarsi del rapporto con Lestat, nel suo amore profondo per Claudia e poi nel suo incontro con l'affascinante Armand.
Pensavo che essendo una rilettura sarebbe stata meno coinvolgente invece mi sono trovata nuovamente a passeggio per New Orleans prima e per parigi poi, passando per l'est europa e i suoi "revenants".
La Rice sconvolge il mito del vampiro classico, colui che dona la morte, è cattivo e nemmeno tanto bello (anche se Dracula di Bram Stoker inquietante e affascinante come non mai non è poi così diverso dai!!). e crea dei vampiri con un proprio carattere diverso anche tra loro, in cui l'individualità e l'omicidio sono comunque e inevitabilmente le componenti principali ma vengono affiancate da elementi che rendono molto più complesse le personalità di ciascuno. Louis con la sua bontà innata, la sua sensibilità artistica, la sua curiosità. Lestat vendicativo, amante degli omicidi, amante della ricchezza e di tutto ciò che questa porta (balli, feste, teatri, vestiti eleganti). Claudia, trasformata troppo piccola, una spettacolare bambina che cova un disperato rancore contro i suoi padri (Louis e Lestat), che ama uccidere e ama anche imparare, che ama il lusso e che vuole viaggiare per cercare i suoi simili, ignara di ciò che questo le porterà. E lui, Armand, figura relativamente marginale dato che compare molto avanti nel libro ma che sconvolge tutti gli equilibri e il suo incontro con Claudia e Louis segnerà l'inizio della fine.
Il finale del libro è amaro ma non ci si poteva aspettare niente di diverso dalla Rice che crea una storia in cui malinconia, dolore e angoscia sono i sentimenti conduttori di praticamente tutti i personaggi.
Anne Rice
Riesce a creare un ambientazione pressoché ideale e il periodo storico in cui si svolgono le vicende principali è il solo che avrebbe potuto scegliere, l'eleganza degli uomini e delle donne dei secoli '7 e '800 non sarà mai più eguagliata e inserire dei bei vampiri, abbigliati con mantelli lunghi, che viaggiano in carrozze per strade illuminate da fioche luci di lampioni è stato un po' "vincere facile". Scontato? sì. Bello? ancora sì.
Le cronache però non finiscono qui e nei successivi 9 libri, a parte un paio di scivoloni, la Rice è sempre riuscita a mantenere la storia interessante, variando le epoche e i contesti.
Ma ora stiamo parlando del primo, dell'inizio e per quanto mi riguarda resta il libro di vampiri più bello tra quelli scritti in tempi moderni. Non ci sono paragoni da fare coi classici Dracula, Carmilla, il Vampiro di Polidori o Ligeia di Poe, sono semplicemente cose diverse. L'epoca è cambiata e libri come questi appena citati non potranno più essere scritti poiché i tempi non lo consentono più ma se si vuole legger di Vampiri e leggere qualcosa di bello, di scritto bene allora la Rice è una garanzia perché al di la che possa o meno piacere, la donna SA scrivere e lo sa fare in maniera elegantissima.
Ecco! 

domenica 3 novembre 2013

Truman Capote, A sangue freddo - il film

locandina del film
In questo blog non ho mai parlato di film ma un'eccezione la devo fare per questo piccolo gioiellino visto ieri sera.
Quasi per caso ho visto che trasmettevano Truman Capote, A sangue freddo, e io nemmeno sapevo dell'esistenza del film. L'ha guardato con me anche il Motociclista e nonostante l'indiscutibile lentezza in alcuni punti, l'ha apprezzato anche lui che di letteratura non è che gli freghi tantissimo.
Philip Seymour Hoffman nel 2006 ha vinto l'Oscar per questa interpretazione e non posso che concordare al 1000%. Ha fatto un lavoro spettacolare e lui è davvero un attore coi controc***i. L'avevo apprezzato moltissimo anche in I love radio rock (altro film sulle radio libere inglesi che ho ADORATO!!!). Non credo sia stato affatto semplice interpretare una figura come Capote, originale, problematico, geniale e assolutamente folle (come il buon genio vuole), l'atteggiamento, la mimica, l'espressività...davvero magistrale, la vita ha segnato l'autore già nella più tenera età e quello che ne è scaturito è stato un uomo decisamente complicato, controverso che credi proprio abbia dato un bel po' da fare all'attore.
La storia è la genesi del suo romanzo-documentario A sangue freddo, descrizione di un fatto di cronaca nera accaduto in Kansas quando due uomini irrompono in una fattoria e sterminano una famiglia intera per pochi dollari. Truman Capote vuole raccontare la storia e vuole farlo in un modo nuovo, dal dentro, intervistanto chiunque si sia trovato anche marginalmente coinvolto nel fatto e soprattutto lo fa instaurando un rapporto coi killer, con uno dei due in particolare, Perry. Quando vengono condannati a morte aspetta l'esecuzione per poter finire finalmente il libro che quando riuscirà a scrivere l'ultima frase, gli avrà preso ben 6 anni della sua vita.
E' un film che non lascia indifferenti. Capote è cinico, freddo e lucidissimo nella sua decisione di voler scrivere di questo fatto, tanto da arrivare a pagare egli stesso un avvocato per dare del tempo in più ai due assassini e poter scrivere la storia. Così come alla fine non risponde più alle richieste di aiuto o di incontro perchè ormai stanco e desideroso di mettere la parola fine al libro.
Accanto a lui c'è la meravigliosa amica di sempre Nelle che altri non è che il premio Pulitzer Harper Lee, autrice del bellissimo Il buio oltre la siepe, capolavoro della letteratura americana. Gli serve un po' da coscienza ed è lei che riesce a smuoverlo e a farlo andare ad un ultimo incontro con Perry.
Con A sangue freddo, l'autore diventa il più importante scrittore statunitense ma paradossalmente è l'inizio della fine. Troppi sentimenti controversi ha suscitato il suo atteggiamento e troppe problematiche gli ha fatto nascere al suo interno.
Non so cosa avrei dato per aver potuto partecipare se fossi vissuta in quel periodo, al Ballo in bianco e nero, dato al Plaza a New York il 28 novembre 1966 per la fine del romanzo... 500 vip dell'epoca riuniti, anche questo evento inizia a creargli dei nemici, tutti gli esclusi al ballo. Ma tra i partecipanti c'era comunque il meglio del meglio dell'epoca... cosa non dev'essere stato girare tra Henry Fonda, Gregory Peck, Steinbeck e Arthur Miller, Philip Roth, Harper Lee stessa naturalmente.
Ok, sto divangando, tutto questo per dire che ieri sera ho visto davvero un gran film! bellissima fotografia, interpreti perfetti, storia dai ritmi seppur lenti, comunque adeguati al contesto narrativo.