martedì 15 aprile 2014

Il nostro comune amico, C. Dickens. Feuilleton mese di marzo - Libro II capitoli 1 - 4

la noia più assoluta
Lo so, avevo iniziato in silenzio, poi avevo preso in qualche modo il ritmo e facevo un commento ad ogni capitolo letto e poi di nuovo il silenzio... questa volta proprio tombale. Sto parlando de Il nostro comune amico di Dickens naturalmente, di questa croce che ci stiamo portando avanti da tempo immemore e che purtroppo per noi ci porteremo avanti per ancora tanto (troppo) tempo.
Sara, la nostra meravigliosa Amaca di Euterpe Ã¨ molto più costante e ligia al dovere, io la stimo ma mi arrendo alla noia che il libro mi suscita e mi limiterò ad un commento (critica, sfogo, insulto) mensile così come sono poi le tappe della lettura.
Il mese di marzo ci impone di leggere i primi quattro capitoli del libro secondo. Evviva... almeno non sono molto lunghi e il dolore è più lieve.
I capitoli vedono rispettivamente coinvolti: l'affascinante Fledgeby con l'ebreo suo tirapiedi e qui l'acidità e la "carogneria" dell'autore danno il meglio di se. Se poi si aggiunge pure l'apparizione breve (ma ugualmente fastidiosa) del Lammle...
Nel capitolo 2 abbiamo Riah, l'ebreo che passeggia di notte con Uccellino la quale gli spiega come prende spunto per creare le sue bambole e qui, quando c'è questa sventurata bambina, Dickens almeno sembra lievemente coinvolto e scrive, almeno mi pare, con un filino in più di sentimento.
nel capitolo seguente abbiamo il colpo di scena: Riderhood la carogna viene ripescato da un incidente accaduto nel fiume e tutti sono intorno al suo capezzale (nella locanda dove era stato bandito!) a chiedersi se vivrà o meno. L'ipocrisia della gente che lo odia ma che vuole vedere il miracolo permea tutto il capitolo.
Finiamo in bellezza (ooohhh!!!) con una riunione di famiglia in casa Wilfer in cui si dovrebbe festeggiare l'anniversario dei signori Wilfer e assistiamo alla solita noia e alla solita odiosa sceneggiata della madre di Bella, che si lamenta, lancia frecciatine, intimorisce e mortifica quel pover'uomo di marito che si ritrova. La fine vede padre e figlia fuori casa che si scambiano chiacchiere e dove abbiamo Bella che non perde un colpo per far capire quanto sia avida e assetata di soldi.

Ecco questo è ciò che è accaduto nei capitoli mensili. E la mia domanda è: ma davvero all'epoca la gente fremeva per sapere cosa sarebbe accaduto? era veramente in attesa all'edicola sperando nella veloce uscita della puntata successiva? no perchè c'è davvero qualcosa che non va. Io mi sarei piuttosto augurata che a Dickens improvvisamente venisse un bel crampo alla mano che gli impedisse di scrivere ancora in modo da finire questa benedetta agonia.
Non succede un tubo. I capitoli sono slegati e senza senso. L'unione c'è solo perchè qualche tizio prima o poi si incontra con un altro. Vorrei trovare un senso (oltre alla solita necessità di pagare le bollette che aveva l'autore) perchè non è possibile che sia stato scritto e soprattutto pubblicato una roba del genere!
Tremo di terrore al pensiero della fine!

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