lunedì 16 novembre 2015

I cavalieri del nord, M. Strukul

Un libro che parla di cavalieri teutoni può spaventare, l'argomento non è certo tra quelli che si incontrano tutte le volte che si entra in libreria e se poi si unisce a questo il fatto che è storico e scritto da un padovano la perplessità e la curiosità aumentano di pari passo! 
L'autore è Matteo Strukul (sì, lo stesso della saga pulp di Mila e del romanzo storico La giostra dei fiori spezzati) e anche questa volta ci spiazza portandoci in un mondo ancora diverso rispetto al passato.
Siamo nel 1240, le crociate e la loro opera di redenzione dalla barbarie impazzano e noi ci troviamo nel gelo russo, assieme all'ordine dei cavalieri teutonici che, partendo dalla Russia, devono andare a salvare il castello di Dietrichstein posto sotto assedio e allo stremo delle forze, attraverso un viaggio di settimane tra il gelo e la natura più inospitali.
Wolf, il suo maestro (e in realtà figura paterna) Kaspar von Feuchtwangen e il loro contingente di settanta cavalieri crociati affiancati dall'abate, partono alla volta della Transilvania ed è poco dopo la loro partenza che si imbattono nella giovane e bella Kira, donna che sconvolgerà la missione nel bene e nel male.
Tra gli antagonisti spiccano senza dubbio la guerriera Vjsna, chiamata "la madre dei morti" che cavalca a capo dell'orda dei cumani e il negromante dall'aspetto repellente e dal cuore nero.
Il libro è senza dubbio uno storico vista l'attenzione quasi ossessiva che Strukul mette nei dettagli, l'accuratezza di termini e luoghi che viene evidenziata anche dalla fantastica grafica curata dalla Multiplayer e dalla presenza della cartina geografica all'inizio del libro. 
Il libro è anche un fantasy, visto che la magia è senza dubbio presente, anche se, come evidenzia l'autore stesso, è una magia che nel 1200 era creduta reale, i negromanti esistevano, le streghe venivano arse vive.
Il libro è un romanzo di formazione perchè attraverso le peripezie, la morte, i tradimenti, l'onore, l'amore, Wolf il giovane teutone, cresce e matura e rafforza la sua identità, creandosi la propria individualità, prima guidata dal suo mentore Kaspar. In questo senso il libro può (e forse dovrebbe) essere letto dai ragazzini che a volte perdono il senso dei valori e una bella storia può far cambiare il punto di vista! Io mi ricordo l'influenza che da adolescente esercitavano in me alcune letture!
La storia è avvincente, i personaggi sono descritti bene e attraverso le loro azioni e le loro riflessioni entriamo nell'intimo e riusciamo a capire ciò che davvero li smuove. Anche i cattivi, grazie a questo modo di scrivere, non vengono giudicati solo cattivi e non si può non provare compassione per alcuni di loro. In fondo da che parte della barricata nasci non è ne un merito ne una colpa (e mai come in questo momento storico che stiamo vivendo è argomento attuale e reale purtroppo).
Leggendolo ho sentito il gelo penetrarmi nella ossa nonostante fossi al caldo di casa mia, ho gioito e lottato, ho provato rabbia e furia cieca e dolore, ma anche amore e tenerezza.
Un libro avvincente e solido, di cui mi auguro possa esserci un seguito.
Infine una parola di elogio per gli illustratori, non solo per la splendida copertina (risultato di un contest facebook) ma anche per i disegni interni al libro che ottimamente interpretano l'atmosfera della storia.
Bravo Matteo Strukul, fiera che tu sia un padovano!! 

I cavalieri del nord
Matteo Strukul
Multuplayer edizioni
novembre 2015
euro 16,90
pag. 352

mercoledì 11 novembre 2015

L'amante giapponese, I. Allende

La Allende è tornata. Nel senso che è ritornata a scrivere nel campo in cui, secondo me, riesce a dare il meglio: storie di famiglie, legami affettivi, amore e contesto storico. 
Lasciando da parte le derive thriller o per ragazzi degli ultimi anni, qui leggiamo una storia di sentimenti in cui personaggi dal carattere forte e molto diverso tra loro danno vita ad una bellissima storia d'amore e d'amicizia.
Siamo a Lark House, una casa di riposo a San Francisco, qui gli anziani che vi abitano sono divisi in quattro strutture diverse, secondo la loro capacità di essere autosufficienti. Il livello in cui si trova la protagonista Alma è paragonabile più ad una sorta di hotel: ha un suo appartamento, libertà di uscita ma pasti serviti, assistenza e possibilità anche di lavorare se lo desidera.
Irina è una giovane ragazza dell'est europa che viene assunta nella casa di riposo, misteriosa ma di buon cuore e infaticabile. Dopo qualche settimana viene notata da Alma che decide di assumerla come assistente personale e lavorando assieme Irina conosce Seth, il nipote di Alma che si invaghisce di lei.
Seth vuole scrivere la storia della vita della adorata nonna. La loro è una famiglia ricchissima, la nonna ha più di ottanta anni e ha vissuto un insieme di cambiamenti personali e culturali che hanno sconvolto non solo gli stati uniti, ma il mondo intero visto che l'inizio si ha prima della seconda guerra mondiale. Ci sono poi ulteriori misteri da svelare: dove va la nonna con la sua minuscola macchina dal colore vivacissimo quando scompare per alcuni giorni? Chi è l'uomo che entra nella casa di riposo e che si abbraccia felice con lei, professandosi reciprocamente amicizia eterna quando Seth non l'ha mai visto nè sentito nominare prima? e Ichimei chi è? o meglio, la famiglia di Ichimei curava il giardino di villa Belasco ma era solo questo il rapporto che c'era?
Ma anche Irina è scostante, fredda e tiene a distanza il giovane che in tutti i modi tenta di farle la corte, nasconde qualcosa pure lei?
Pagina dopo pagina assistiamo al dipanarsi dei veli che sembrano coprire la vita di ognuno dei personaggi, entriamo nella loro mente (la Allende è bravissima in questo, con pochi abili tocchi di penna), siamo con la famiglia di Alma nell'est europa prima e in California poi. Seguiamo la vita dei personaggi e i drastici cambiamenti che la guerra vi porta. Lasciamo pian piano una Alma bambina e camminiamo con lei nel corso della vita, tra scuola, famiglia e amore. Un amore totalizzante ma complicato. 
Si parla di classi sociali, di razzismo (sì anche nella moderna america e non siamo all'epoca della guerra civile!), di un nuovo tipo di schiavismo moderno, di lealtà, di passioni assolute, di come la storia stessa influisca nella vita di ognuno do noi nei modi più contorti, di destino e di ineluttabilità.
E' un libro che ho trovato molto bello dall'inizio alla fine, che mi ha fatto ridere (Alma è davvero terribile) e riflettere.
Amo la Allende anche nelle sue opere più particolari rispetto al suo solito genere (parlo ad esempio de Il gioco di Ripper), ma qui ho ritrovato la sua vera anima.

L'amante giapponese
Feltrinelli
15 ottobre 2015
pag 281
euro 18,00

giovedì 9 luglio 2015

La vendetta del diavolo, J. Hill

E' scoccato un amore, assoluto. Totale. E credo imperituro.
La genetica evidentemente non mente e i frutti non cadono mai troppo lontano dall'albero che li ha prodotti, ma voglio staccare Joe Hill dal legame (forse per lui scomodo) con il padre Stephen King perché Hill è un autore a se, ed è uno scrittore fantasticamente bravo.
Nos4a2 - Ritorno a Christmasland mi era piaciuto moltissimo (a breve un commento!), era stata una bella sorpresa ma è stato con questo La vendetta del diavolo (scritto prima di Nos4a2) che mi ha conquistata. La storia del diavolo potrebbe essere considerata un "già visto/già letto" ma Hill è geniale nella costruzione della storia e trascina il lettore in un vortice sempre più violento permeato di sentimenti assoluti: amore, odio, dolore, impotenza, rassegnazione. Ti leghi a tutti i personaggi, fosse anche solo per sperare di vederli soffrire tra le fiamme dell'inferno. Ti fa entrare in empatia con tutti, te li fa conoscere ma soprattutto comprendere come fossero persone reali e non finzioni letterarie. Se non è bravura questa allora non so davvero cosa lo sia.
Iniziamo trovando Ig ubriaco marcio che ripensa per l'ennesima volta alla morte orribile della sua fidanzata Merrin, avvenuta un anno prima. Risvegliandosi dalla sbornia però trova una sorpresa: gli sono spuntate le corna e le persone accanto a lui si scoprono a confessargli i loro più turpi segreti e desideri.
Allucinazioni? probabile. Pensa ad una malattia mentale ma ad un certo punto si arrende all'evidenza: la cosa è reale.
Da qui entra in contatto con la vera realtà del mondo e dell'animo umano e arriva a comprendere che è il diavolo quello buono, non Dio che ha lasciato che accadessero cose orrende alle persone migliori. Scopre , non senza un certo amaro stupore, quanto tutto sia solo una grande ipocrisia, scopre che praticamente tutti hanno segreti e pensieri che non hanno il coraggio di dire a voce altra e che quasi nascondo a se stessi. La bontà è una grande bugia, nessuno è mai realmente buono o sincero o comunque mai totalmente.
Scopre l'assassino della sua Merrin e la sete di vendetta sale. 
E' un romanzo horror ma anche psicologico, pieno di riferimenti simbolici e senza dubbio si può leggere con relativa leggerezza, prendendo solo la storia dark pura e semplice oppure si può analizzare per comprendere i tanti riferimenti legati alla religione, alla lotta ancestrale tra il bene e il male, alla psicologia e a ciò che muove ogni nostra azione.
Un Gran Libro.

La vendetta del diavolo
Joe Hill
Sperling & Kupfer
2012 pag. 391
19.90 euro

venerdì 29 maggio 2015

Le sultane, M. Oliva

Completamente stravolta rispetto alle aspettative. Di questo libro ho letto diversi pareri nel web, ho chiacchierato con amiche e sempre l'idea che mi ero fatta era quella di un romanzo noir dissacrante e ironico, oltre che splatter. E' con questa mentalità che mi sono accostata al libro e pagina dopo pagina venivo smentita, non trovavo nulla di ciò che mi ero aspettata. Andiamo con ordine però! 
Nunzia, Mafalda e Wilma sono tre donne anziane (oltre la settantina) che vivono in via Damasco e da qui la definizione di "Sultane" dei poveri! vivono in palazzoni dal prezzo agevolato da una vita e sono amiche da altrettanto tempo. (I palazzoni sono un'immagine forse più mia, visto che vicino casa, nella mia infanzia c'era un posto nel mio quartiere dove erano raggruppati palazzoni di case popolari abitati per lo più da anziani e io, le sultane, le immagino proprio in un contesto simile).
Sono tre donne molto diverse tra loro: Mafalda, taccagna all'inverosimile con un marito ormai ridotto quasi a un vegetale dall'alzheimer di cui si deve prender cura. Wilma, signora che la vita ha messo a dura prova facendole morire un figlio e facendo scappare con una setta la figlia, mercante comunque astuta. Nunzia, precisa, pulita, religiosissima e incline a cedere ai peccati, con la classica figlia che par perfetta e con un fratello alcolizzato convivente. Tre anziane signore come ne conosciamo tutti, molto tipiche nel loro genere, quasi invisibili agli occhi dei figli, dei giovani, della vita degli altri che prosegue incurante di questa tre donne. Carmela è la vicina giovane e maleducata, quella che risponde male e non rispetta nessuno, che fa puzzare il giro scale di fritto sin dall'alba e sarà lei la miccia che farà esplodere la situazione.
Ora, mi era stato detto che il libro è splatter ma io sono abituata a cose molto molto più raccapriccianti per cui, pur riconoscendo dei passaggi di quel genere, non mi ha certo colpito questo aspetto. Nemmeno il noir in se mi ha granché colpita e l'ironia non l'ho colta perché nascosta da ben altre sensazioni. Quello che non mi aspettavo e che invece mi ha davvero colpita è che l'ho trovato un romanzo di una tristezza infinita. E' una storia disincantata sulla perdita della gioventù (inevitabile per tutti) e sulla solitudine della vecchiaia, è un romanzo pieno di rimpianti, di lacrime versate e trattenute, di abbandono, di ricerca malfatta di attenzionib ed emozioni, di voglia di modificare il passato pur sapendo che è una cosa impossibile, di occasioni perse. Alcune frasi mi sono davvero entrate dentro e la Oliva questi sentimenti di ineluttabilità e abbandono li ha trasmessi davvero bene, anche se a leggere le varie recensioni in giro non ho trovato molto evidenziato questo aspetto che invece io ho percepito come basilare! chissà che voleva farci provare l'autrice durante la lettura... mi pare di capire che l'intento era di farci anche sghignazzare eppure io non mi sono mai trovata a sorridere, nemmeno una volta. E ho chiuso l'ultima pagina con una sorta di magone alla bocca dello stomaco.
Mi è piaciuto? sì!  Ma di sicuro sotto tutt'altro aspetto!

Le sultane
Marilù Oliva
ediz. Elliott
238 pag
2014
euro 16,00

mercoledì 27 maggio 2015

Il canto degli innocenti, P. Pulixi

Mi sono innamorata di Vito Strega e mi sono anche definitivamente innamorata di Piergiorgio Pulixi (letterariamente parlando o il motociclista di casa e l'autore stesso potrebbero giustamente inquietarsi!!!).
Come ho già detto altrove, prendo sempre i romanzi di Pulixi con una sorta di leggerezza, che non è una cosa negativa eh! è in accezione comunque positiva, ma è come se ancora non fossi preparata alla botta allo stomaco che ogni volta mi danno!
Questo ragazzo, giovane e italiano (ormai sapete che io preferisco gli autori stranieri!) è un gioiellino della narrativa noir che dobbiamo coccolarci e tenerci ben stretto!
Il canto degli innocenti è il primo di una serie che avrà come protagonista il commissario Strega, uomo che amavo già dopo poche pagine. Fisicamente imponente (e io adoro questo genere!), virile, cattivo quanto basta ma tormentato, capace di passioni folli e fondamentalmente corretto. In questa sua prima avventura lo vediamo in un periodo di sospensione a seguito dell'uccisione del suo collega, è sotto esame psicologico per capire se potrà riprendere servizio o meno. Si è lasciato anche con la moglie. Praticamente non gli rimane più nulla se non l'amicizia profonda con la sua collega, la gatta Sofia e una ragazzina vicina di casa con una nonna che vorrei avere pure io.
La città viene sconvolta da brutali omicidi, scollegati tra loro ma che hanno come denominatore comune il fatto di essere delle atrocità commesse da ragazzini tra i tredici e i quindici anni. Gli assassini sono sempre sul luogo del delitto, per cui non c'è una vera e propria indagine da svolgere eppure Strega e Teresa (la collega) non sono persuasi, c'è qualcosa che non torna, deve esserci un legame, ma quale? come trovarlo visto che i vertici non vogliono perder tempo con un'indagine che non dovrebbe nemmeno esistere?
Naturalmente le indagini Strega le farà eccome e nel corso della lettura incontreremo storie collaterali altrettanto interessanti capaci di darci una realtà a tutto tondo dei personaggi coinvolti. Una storia che passa dall'aspetto più truce e assurdo (killer-bambini) alla storia d'amore tormentato, all'indagine psicologica e a un'altra serie di omicidi "della barbie". 
Il tema trattato è forte e disturbante, i ragazzini per definizione sono buoni, ma è falso. I ragazzini non sono per forza buoni, covano nel profondo odio e passione laceranti, che se coltivate in maniera deviata possono portare a stragi. E' un romanzo, ma purtroppo è verosimile (vogliamo ricordare i massacri alla Columbine?) e sono felice che mio figlio abbia solo due anni e mezzo perchè se fossimo nella fase adolescenziale mi avrebbe fatto passare più di qualche ora impensierita a chiedermi cosa realmente potesse passare nella sua testa, quanto realmente conosciamo i nostri figli e la mancanza di precisi riferimenti geografici rende la vicenda ancora più vicina a ciascuno di noi.
Pulixi scrive in modo pulito, non esagera e non riduce, riesce sempre a dosare le parole mescolando perfettamente gli ingredienti che ha in mente per la sua storia e il risultato, anche questa volta, è perfetto. Un libro che si legge tutto d'un fiato ma che resta poi dentro per molto tempo. Se il resto dei canti del male sarà come questo primo volume, avremo una serie che arricchirà e di molto il panorama del giallo/noir italiano.
(Io poi aggiungo una nota di merito al locale in puro stile decadente francese dove bere l'assenzio...praticamente perfetto!)

Il canto degli innocenti
Piergiorgio Pulixi
pag. 224
aprile 2015
ediz. E/O
euro 15,00

giovedì 21 maggio 2015

Utu, C. Feréy


Non so ancora se mi sia piaciuto o no questo romanzo, ma come scrivevo su facebook, se ne parlo, se comunque l'ho letto velocemente e senza saltare pagine e nemmeno righe, propendo per il sì.
Utu è uno dei diversi romanzi che avevo comprato "a scatola chiusa" su consiglio di un libraio di cui mi fidavo. Parlo al passato non perché non mi fidi più ma perché purtroppo la libreria Stilelibero ha chiuso da qualche mese ormai... Destino infelice di piccole librerie che in realtà sono dei gioielli, con librai che amano quello che fanno ma che la stragrande maggioranza delle persone evidentemente snobba! Per carità, io compro su amazon e ricerco gli conti che le grandi catene possono permettersi di fare, ma compro (anzi compravo!) anche in queste librerie, così come compro in quelle specializzate nell'infanzia: molti meno sconti ma molta più competenza, attenzione, qualità e consigli mirati. Ok..sto deviando dal discorso.
Utu, dicevo, l'ho preso appunto senza sapere nulla della trama, poi è rimasto a giacere sullo scaffale con altri finché qualche giorno fa è arrivato il suo turno.
Utu significa vendetta in Maori, ma la vendetta maori è più complicata e più significativa dei dispettucci cui siamo abituati! e tutto il libro è una vendetta contro la vita stessa, contro le ingiustizie, contro la società dominante.
Il tenente Osborne, esperto di questione Maori, viene richiamato in Nuova Zelanda in servizio per indagare sulla morte di un collega Fitzgerald (qui scopriamo che le avventure di questo altro personaggio fanno parte di Haka, primo libro ma mai tradotto in italiano: complimenti vivissimi per la scelta editoriale). Le indagini che inizia lo portano a rimestare nel torbido e senza aver la minima idea di quello che sta smuovendo, si troverà presto invischiato in una situazione in cui la morte del collega e amico è solo uno dei tasselli di una situazione che ha ramificazioni molto estese e complicate. Si ritroverà a fare i conti con dei fanatici, seguaci di culti antichi, ma anche con la società bene del posto. 
Ammetto che in certi punti l'ho trovato particolarmente contorto, ma nel complesso la storia regge bene e affascina proprio per il contesto legato a una comunità specifica che non si trova certo così spesso in un libro noir.
Il protagonista Osborne è odioso, non ho mai trovato un personaggio tanto detestabile, antipatico, arrogante, presuntuoso e non ho trovato nessuna giustificazione al suo atteggiamento. I personaggi a contorno sono ben inseriti ( a parte Amelia che ho trovato un filo troppo stereotipata) e il tutto si avvia verso un finale adrenalinico che mi ha fatto restare attaccata alle pagine fino all'ultima riga.Non manca nemmeno una sorta di storia d'amore ma si intuisce sin dall'inizio quanto sia, anche questa, malata.
Questo commento mi fa pensare, man mano che lo scrivo, che effettivamente il libro mi sia piaciuto, e molto! eppure se mi viene fatta la domanda diretta non riesco a rispondere sì! ma credo sia imputabile solo all'antipatia per il protagonista mi sa a questo punto! C'è molta violenza, sesso, squallore, ma non sono cose che mi disturbano in un noir!
Insomma: se volete leggere qualcosa di originale questo Utu può fare al caso vostro, male che vada resterete solo un po' perplessi e indecisi come me! 

UTU
Caryl Feréy
ediz. E/O
2012
euro 15,00
pag. 395

martedì 5 maggio 2015

Cucciolo d'uomo - La promessa di Mila, M. Strukul

E ci siamo alla terza avventura di Red Dread, la killer in salsa veneta che non si può non amare! 
Riassumendo in brevissimo, Mila è uno schianto di ragazza che la vita ha messo a dura prova e com'è come non è, si è trasformata in una killer feroce e spietata, veloce, abile con la sua katana tanto quanto con le pistole e le armi più in generale. Ovviamente sta dalla parte dei buoni, ma il suo concetto di limite è, come dire, sicuramente personale e anche quando la regola d'ingaggio non è "licenza d'uccidere" spesso lei si fa prendere la mano (e sempre a ragione!). Partita da Reschigliano di Campodarsego (complimenti a Strukul per questo ulteriore tocco di verismo che, dal primo Mila letto, mi ha iniziato a far percorrere Reschigliano con un sorrisone ebete stampato in faccia!!!) è arrivata in quel della Germania e da li al quartier generale della società per la quale lavora.
Vebbeh, ora lasciamo perdere antefatti e simili e arriviamo a questa sua terza avventura, dove scopriamo una parte prima tenuta segretamente e gelosamente chiusa dentro, ovvero la dolcezza di fondo di questa ragazza. Perchè se è vero che è una professionista delle uccisioni, delle missioni speciali contro nemici sempre più numerosi, violenti ma anche stupidi, di lei, resta pur sempre una ragazza che nel fondo del cuore desidera e cerca dolcezza e normalità. E qui la trova, la dolcezza, la normalità mai! in un ragazzino di nome Akim che deve portare in salvo per permettergli di sconfiggere la terribile tratta dei bambini e dei loro organi!
Il libro è velocissimo per cui non posso scrivere tanto sulla trama, basta sapere che è travolgente come tutte le avventure della eroina creata da Matteo Strukul.
Chiariamo bene una cosa poi: è un pulp! e pulp significa eccesso! che poi non si leggano in giro commenti del tipo "mah, non è verosimile quindi non mi è piaciuto". E' ovviamente inverosimile! è volutamente così! c'è violenza, tanta e a volte gratuita ma del tipo che fa anche sghignazzare, c'è sangue, ci sono termini forti, ci sono salti mortali con triple piroette e nel mentre lancio di coltelli o sparatorie! tutto va oltre! e questo è il pregio del romanzo! (non vogliatemene per la marea di punti esclamativi ma con Mila e col pulp mi vengono in automatico!). 
In Italia mancava la parte pulp, abbiamo giallisti più o meno bravi, più o meno raffinati e originali, ma l'eccesso mancava, è più tipicamente americano! infatti leggendo Mila, se si ha una buona cultura di questo genere letterario, è inevitabile provare una sensazione di già visto, ma nel senso positivo dell'espressione, ovvero una sorta di ritorno a casa, una lettura che ti tranquillizza perché sai cosa stai per leggere, resta la sorpresa della trama ovviamente, ma sai che sarà piena di sangue e caos e morti e che ti sembrerà di vedere un film anziché leggere un libro, da tanto è immediata e visiva l'azione! Sai che incontrerai personaggi cattivissimi e che ti ritroverai a girare le pagine e a dire "vai Milaaaaaaaaaa, distruggili!"
Io adoro Gischler, lo amo, e ringrazio Matteo Strukul per aver portato uno tra i  generi che più mi piacciono (e di cui mr Gischler è un maestro per me) in Italia ma non solo, addirittura nella mia provincia padovana!
Grazie Mila! 

lunedì 4 maggio 2015

il blog si modifica!

Mi sono ritrovata a pensare al blog quasi con noia e questo lo trovo davvero assurdo... è mio! come posso annoiarmi in una cosa fatta da me e che posso modificare a mio piacimento? così ho deciso che il blog amplierà la sezione della Pericolante del bebè, che non sarà più solo una pagina con l'elenco ma che vedrà anche i propri post di commento alle letture del Micro di casa. 
La letteratura per l'infanzia mi ha sempre affascinata, ma ero legata più ai romanzi (Piccole donne, Il mago di Oz, Ventimila leghe sotto i mari, tanto per dare un'idea di cosa intendo). Ora ho scoperto anche il mondo degli album illustrati ed è stato amore! così come amore è stato verso tutte quelle creazioni libresche dedicate ai più piccoli: sonori, tattili, gioco, puzzle... un mondo così vasto da perderci la testa. Io navigo, cerco, scartabello, gironzolo per librerie e ho trovato dei gioiellini e alcune schifezze! così perchè non commentare anche questi libri? che non sono affatto libri di serie B ma anzi! come ho più volte detto, la sensibilità e l'intelligenza che ci vogliono per scrivere un libro per bimbi sono notevolmente maggiori di quelle necessarie a scrivere che so, di amori adolescenziali pieni di frasi fatte!!! (riferimenti a qualcuno? mah..... ;) ).
Forse la pericolante sembrerà ancora più psicotica di adesso, che già naviga tra gli horror e splatter più pesanti e i gialli classici e romanzi di formazione per ragazzi!
Ma questa sono io, letterariamente psicotica, ossessivo-compulsiva e dalla tripla, ma anche quadrupla e oltre, personalità!
Non so francamente cosa ne verrà fuori, quello che è certo è che non scrivo per essere letta da chissà chi, meglio se capita e se grazie a me qualcuno è invogliato o meno a prendere un determinato libro per carità, ma non scrivo per quello. Scrivo di libri perché i libri fanno parte della mia vita, sono una parte importante e fondamentale e il minimo che possa fare è blaterare su di loro! e il blog è un fantastico metodo per non annoiare a morte le persone "dal vivo"!!! 

giovedì 2 aprile 2015

Che fine ha fatto Baby Jane? H. Farrell

Che piccolo gioiello. Che pagine intense e claustrofobiche.
Che fine ha fatto baby Jane credo sia più famoso per il film che non per il romanzo (ma magari mi sbaglio) e la cosa è normale visti i due mostri sacri che vi recitano: Joan Crawford e Bette Davis, due attrici che hanno reso la pellicola un classico e un capolavoro.
Il libro è altrettanto bello e l'autore ha creato in poche pagine (meno di duecento) un'atmosfera che fa mancare l'aria al lettore.
La baby Jane che da il titolo al libro è una ormai non più giovane attrice, famosa durante l'infanzia. Faceva spettacoli ovunque e manteneva grazie a questi tutta la famiglia, era una piccola star, viziata, coccolata, osannata. La sua carriera finisce a 12 anni ed è quella di sua sorella Blanche, da adulta, invece a decollare. La bellezza di Blanche, la bravura la rendono una famosissima attrice mentre Jane vive della sua carità (Blanche ha una clausola che obbliga chi la ingaggia a far recitare anche la sorella). Il tutto precipita quando una sera, rientrando a casa, le due sorelle hanno un grave incidente che rende Blanche paralizzata.
Jane la accudirà per tutta la vita unendo atteggiamento di amore viscerale e odio profondo.
Assistiamo quindi alla vita in casa con le due sorelle ormai anziane, l'atmosfera è pesante, lugubre, rarefatta. Un senso di terrore permea le pagine, Blanche è terrorizzata e inizia a pensare che Jane la voglia morta. Jane dal canto suo, è spesso ubriaca e ripensando ai fasti di quando era bimba, ricrea le situazioni in cui si trovava a recitare, rendendosi grottesca e ancora più inquietante. Si capisce subito che l'incidente che ha reso disabile Blanche nasconde qualcosa di più grave. La pazzia, la gelosia sono i sentimenti dominanti e non c'è riga del libro che non ce lo faccia ricordare. Fino all'epilogo, triste, amaro, inevitabile.
Un libro stupendo, un romanzo degli anni sessanta che gli appassionati di horror, thriller, ma anche di romanzi psicologici dovrebbero avere. Non ha tutto il truculento dei libri moderni (per fortuna!) ma è elegantemente noir. Purtroppo non posso scrivere molto di più sulla trama senza togliere un po' di sapore a una eventuale lettura, per cui mi fermo qui.
Quello che conta in fondo è dire che mi è piaciuto moltissimo, che avevo paura che il film capolavoro mi rendesse difficile la lettura mentre invece è scivolata liscia e veloce.
Certo sono la Davis e la Crowford che hanno reso questa storia immortale ma onore al merito va all'autore per aver creato il giusto mix di ingredienti!

Che fine ha fatto Baby Jane
Henry Farrell
2008
euro 9,90
pag. 193

martedì 31 marzo 2015

Nelle terre estreme, J. Krakauer

Stavo notando ieri (sempre col clubippogrifo) che le mie letture sono sempre al passo coi tempi, leggo proprio gli ultimi arrivi sugli scaffali delle librerie.... infatti cosa ho letto solo l'altro ieri? Nelle terre estreme (il forse più conosciuto cinematograficamente "Into the wild").
Credo fosse nel kobo da secoli e visto che avevo bisogno di una lettura corta e che non avesse giallo o thriller o horror ho pensato fosse finalmente giunto il suo momento.
La storia è credo conosciuta a chiunque, si tratta della biografia di Christopher McCandless, un giovane di poco più di vent'anni che decide di intraprendere un viaggio in solitaria e che finirà trovando la morte in Alaska, nel famoso autobus ripreso, fotografato e descritto ormai in ogni suo più piccolo bullone.
Chris è un giovane di buona famiglia, con possibilità economiche e con un'intelligenza probabilmente sopra la media, o comunque diversa da quella canonica. Viene descritto come un ragazzo che pensa in maniera anticonvenzionale eppure io mi chiedo cosa ci sia di così anticonvenzionale nella visione che ha del suo futuro: libertà, nessun obbligo o legame, rifiuto degli schemi sociali, delle convenzioni. Personalmente di idealisti così ne ho conosciuti anche se nessuno che si sia spinto a questo estremismo (per fortuna!).
Il libro scritto da un famoso alpinista, descrive la vita di Chris (Alex, come si fa chiamare nella sua vita di vagabondo) attraverso ricordi della famiglia, delle innumerevoli persone che ha incontrato nei due anni di vagabondaggio in auto prima e in autostop poi. Tutti sono concordi nel definirlo beneducato, gentile, intelligente e socievole. La famiglia invece lo descrive al contrario come una persona molto riservata, intollerante all'autorità e piuttosto schiva. 
Qual è il Chris reale? entrambi credo: si è sentito libero di essere se stesso nel viaggio intrapreso e per questo gli era facile essere socievole, non aveva legami reali con le persone che incontrava nel suo cammino.
Quando decide di fare quello che per lui è Il Viaggio non sa però cosa lo aspetta. L?Alaska è il simbolo del territorio incontaminato, puro, in cui sopravvivere delle proprie risorse e nient'altro, in armonia assoluta con la natura. E bisogna riconoscere che Chris ce l'ha fatta anche bene per moltissime settimane ma ovviamente non è stato sufficiente.
Nell'autobus, oltre al suo cadavere hanno trovato diversi libri sottolineati, Thoreau soprattutto, ma anche Pasternak e London. E io sono rimasta perplessa. Mi spiace dire che seppur capisco il suo desiderio ardente, la sua voglia di fare ciò di cui ha solo letto nei libri, concordo con chi lo considera uno sprovveduto che la fine è andata a cercarsela. E' vero che si era preparato (e il periodo lungo di sopravvivenza lo dimostra), ma non a sufficienza e i libri non insegnano tutto, magari lo facessero! Non ci si imbarca così in una avventura simile, non si lascia una famiglia che oggettivamente nulla ti ha fatto, nell'angoscia per più di due anni per poi distruggerla definitivamente così. Che piaccia o no viviamo in società e un minimo di regole vanno seguite, anche solo una benedetta cartolina al mese ai genitori. A 24 anni dovresti avere la maturità necessaria per capire queste cose, la fuga da tutto la lasciamo ai sogni dei tredicenni che "viaggiano" con Jules Verne e immaginano di vivere quelle avventure. Poi si cresce. E non vuol dire rinunciare ai sogni ma inserirli in un contesto più reale e viverli in maniera intelligente e non sconsiderata come questa.
Lui è stato felice? ne sono contenta, ma l'egoismo che ha denotato in ogni suo gesto non mi ha fatto provare empatia ma solo fastidio per una vita sprecata, una famiglia distrutta dal dolore e tante occasioni perse.

Nelle terre esterme
Jon Krakauer
Corbaccio
2008
pag. 267
euro 16,60

lunedì 30 marzo 2015

L'angelo delle tenebre, C. Carr

Che barba che noia che noia che barba. Diceva così la coppia più fantastica che si sia mai vista in tv (ma anche nella vita reale mi sa!). E questa frase è il perfetto commento alla lettura di questo matton...ehm..romanzo. Avevo aspettative ottime, L'alienista di Carr lo avevo semplicemente adorato, nonostante le millemila pagine, i minuziosissimi dettagli, ma la storia e i dettagli erano davvero ben congegnati tra loro e non risultava affatto pesante ma solo interessantissimo!
Davo per scontato di bissare l'esperienza invece ho cannato in pieno e grazie a me ho messo in croce pure l'adorato club! (clubippogrifo per la precisione!).
Ritroviamo tutti i nostri eroi anche in questo secondo romanzo. L'inizio ci mostra un ormai anziano Steve Taggert che gestisce una bottega di tabacco e un ormai alcolizzato John Moore, giornalista sempre scontento (e sempre idiota lo posso dire?!).I due si sono divertiti con le scommesse per tutta la loro vita ed ecco che spunta l'occasione per fare un'altra puntata: scrivere la storia di uno dei casi cui hanno lavorato col gruppo per vedere chi lo fa meglio! Moore si irrita perché si crede mister Pulitzer, inutile dire quindi che il libro è narrato dal buon vecchio Steve, a ennesima riprova dell'idiozia di Moore.
Salto indietro di qualche decennio e inizia la storia: il rapimento di una bimba, figlia dei consoli spagnoli da il via a una caccia all'uomo (alla donna nello specifico) di una noia mortale! Senza contare che della bambina non frega davvero nulla a nessuno visto che c'è all'inizio, c'è alla fine ma tutte le altre ottomila pagine parlano di tutt'altro!
La trama e il personaggio che avrebbero potuto rendere la storia affascinante, macabra e intrigante c'erano tutti! peccato che in buon Carr evidentemente fosse stufo marcio e gran voglia di intrattenere il pubblico non l'avesse!
Abbiamo una cattiva che sarebbe davvero stata da premio oscar se il libro avesse saputo sostenere il ritmo: una donna, madre e infanticida recidiva accusata di rapimenti e omicidi di bambini. Una storia terribile e il cui orrore è accresciuto dal periodo in cui avvennero i fatti, periodo in cui la donna era Madre Devota e Felice di esserlo e non era nemmeno lontanamente concepibile il contrario! non era ammesso nemmeno non avere un istinto materno! Eppure Libby non ce l'ha e anzi, peggio....
Il dottor Kreitzler è sottotono probabilmente per i problemi della sua clinica, i due ebrei sono intelligenti, competenti e innovativi ma nessuno se li fila: i tempi non sono maturi. Sarah (che si è aperta un'agenzia investigativa dedicata alle donne) è sveglia e svelta di mano (con la pistola) ma se è circondata da mammolette non è colpa sua. Ode a Steve Taggart, il più piccolo e l'unico coi neuroni funzionanti. Menzione speciale a Moore, il giornalista che pur non essendo mai stato sveglio, qui raggiunge l'apice della stupidità.). Senza spoilerare troppo, alla fine succede qualsiasi cosa tra spari, urla, spiegazioni ecc ecc e lui con cosa se ne esce? con una frase che riassume il suo acume "ehi è successo qualcosa?"..ma io dico..allora sei davvero un povero ebete!!!! torna a sballarti di vino, liquori, tabacco, eroina in vena...tutto quel che vuoi, ma sparisci che sei un insulto all'evoluzione!
Mi rendo conto che non ho davvero raccontato granché di questo libro, ma mi ha irritata e annoiata. Eppure ci sono cose interessanti, la nascita di tutte le tecniche investigative e forensi moderne, ma se ne L'alienista il tutto era mescolato così bene da tenermi avvinghiata alle pagine, qui ci sono notizie spot, collegate a personaggi che mancano di capacità di coinvolgimento.
Peccato!
La trama era così affascinante....

L'angelo delle tenebre
Caleb Carr
Mondadori Omnibus
1998